Parto dal presupposto che tratto l'argomento con cognizione di causa perchè, sono stata non mamma e poi mamma, quindi non andartene, ti prometto che sarà uno spunto di riflessione interessante.
Come ero quando non ero mamma?
Facevo parte della categoria di donne che pensa di sapere tutto sull'argomento ed ero estremamente giudicante verso le mamme che incontravo in giro. Anche l'atteggiamento di mia madre sicuramente non ha aiutato, essendo lei assolutamente certa di sapere sempre come gestire ogni situazione e ogni bambino... (io la prendevo ad esempio e questo poi mi si è ritorto contro alla grande) Avere poi vissuto l'esperienza di un aborto spontaneo dolorosissimo mi ha portato a pensare più volte con rabbia, che sarei stata più meritevole io rispetto ad altre.
Ricordo ancora l'orrore che mi fece vedere una mamma che rifiutava di comprare l'ovetto Kinder al proprio bimbo urlante;
e la volta in cui, avrei voluto intervenire quando, per l'ennesima volta, nell'appartamento sotto al mio, si consumava la tragedia dell'ora di pranzo in cui una bambina faceva capricci e la mamma arrivava letteralmente all'esasperazione.
Non ero una persona peggiore o una donna non degna quando non ero mamma, (anche se all'epoca mi sentivo esattamente così) era un mio grande desiderio ma ci sono stati lunghi periodi in cui sembrava che non fosse realizzabile ed è stato difficile sentirsi continuamente chiedere quando avrei avuto bimbi, come mai ancora non ne avevo o peggio sentirsi chiedere se fossi in dolce attesa quando la mia costituzione era semplicemente abbondante....
Situazione che ho vissuto praticamente da quando ero bambina , iniziata con : "e il fidanzatino?"
Mi sento vicinissima alle donne che non hanno figli, semplicemente perchè non è una scelta banale e non sempre è una scelta, è assolutamente insensato, che si debbano giustificare le proprie scelte e oltretutto, ho provato sulla mia pelle tutti i giudizi, le frecciatine, e le cattiverie a cui si è sottoposte.
Ancora oggi mi capita spesso di discutere in merito e addirittura le persone si scandalizzano per il mio punto di vista essendo io diventata mamma (come se esserlo non ti permettesse più di ragionare o provare empatia per altre donne)
Avere un utero non è per forza sinonimo di desiderio di procreare esattamente come avere la patente non implica che si debba guidare per forza.
Quando (da non mamma) giudicavo le altre mamme, mi ero mai trovata a gestire un bambino?
Ovviamente no.
Inutile dire che mi sono ritrovata e mi ritrovo ancora, innumerevoli volte a negare l'ovetto Kinder e ad essere esasperata dai capricci, mi sono trovata ad essere guardata come quella non meritevole e ho dovuto fronteggiare la vicina scocciata dal rumore.
Per ognuna di queste situazione, avrei discorsi infiniti che giustificano il mio sentire, esattamente come li avevano le mamme delle quali ho silenziosamente pensato fossero esagerate.
Mi sento di affermare infatti che, finchè non ho provato l'esperienza sulla mia pelle, non avevo davvero la minima idea di cosa significasse davvero.
Il punto è che la maternità viene considerata istinto naturale, esattamente come il bere, mangiare, vestirsi ecc.... ma non è affatto così .....
Il fatto che la donna sia biologicamente adatta a dare la vita, in automatico ha creato l'idea che anche la gestione del bambino sia poi qualcosa di semplice e naturale, ma, nella pratica, non lo è affatto.
Per comprendere questo, dobbiamo necessariamente soffermarci un momento sul fatto che ognuno di noi è unico; nel contesto di cui stiamo parlando, ogni mamma è diversa (in quanto essere umano) e soprattutto, ogni bambino è diverso.
Veniamo ad un'altra chicca che continuamente si sente ovvero: una volta le mamme erano supportate da tutte le donne della propria famiglia e quindi apprendevano tutta la conoscenza ancestrale, questo permetteva loro di essere serene e in grado di gestire ogni situazione con il bimbo.
Ad una prima lettura, può apparire una frase pregna di verità ma, analizzando più in profondità, avrei potuto riassumere semplicemente con "consigli non richiesti ne abbiamo?" .
Il diventare mamma è una esperienza pazzesca a partire dai cambiamenti fisici per arrivare a quelli profondi, emotivi.
Quando ti trovi con il piccolo esserino, per la maggior parte del tempo, non hai la più pallida idea di cosa devi fare.
E non importa quanti libri tu abbia letto sull'argomento, nessuna delle mirabolanti teorie sarà applicabile alla tua situazione.
Ancora non ne ho compreso il senso ma, dal momento in cui diventi mamma, chiunque, letteralmente, sia membri della famiglia che perfetti sconosciuti, si sentono in dovere di illuminarti con il loro profondo sapere in quanto è scontato che tu ne abbia fondamentale bisogno.
Ed è così che ci si trova bombardata da:
"devi fare così"
"guarda faccio io"
"vedi che con me non piange più?"
"che significa che sei stanca??? Basta che tu dorma quando dorme il bambino"
"non devi trascurare la casa però .... "
"ma sei ingrassata??? non ti fa bene .... ti riempi di cibi pronti?"
"il bambino lo vedo pacioccone ... avresti dovuto allattarlo..."
"che sciupato il bimbo ..... sicura che il tuo latte è abbastanza?"
"devi giocarci con il bambino altrimenti logico che piange"
Avrei milioni di altri esempi, ma chiudo con la perla più scintillante: "hai voluto la bicicletta? e adesso pedala!!" da contestualizzare nel momento in cui:
notti insonni
giornate infinite
sonno arretrato
impossibilità di farti una semplice e banale doccia
un pasto normale seduta o anche un banale caffè in pace sono utopia
ti permetti di dire: CHI ME LO HA FATTO FARE.
Non è difficile capire che la frustrazione, il senso di infinita inadeguatezza, la stanchezza fisica e mentale, raggiungono livelli insopportabili e sì, per quanto possa sembrare pazzesco, capita di dire davvero chi me lo ha fatto fare.
Perchè nessun racconto o condivisione rende davvero l'idea di quanto è dura essere mamma, ogni situazione familiare è a sè e spesso non puoi immaginare l'incubo di gestire giorno e notte sola un piccolo esserino che dipende totalmente da te.
All'inizio ti parlavo della figura di mia madre e di quanto il suo ritenersi perfetta con i bambini sia stato per me esempio per rivelarsi poi un'arma micidiale.
La mia prima gravidanza è andata bene solo fino ad un certo punto, dopo è stato un vero incubo tra continue corse in ospedale fino poi a giungere al ricovero, all'incertezza di quando e come sarebbe avvenuta la nascita ecc... ecc...
Quando finalmente la bambina è tornata a casa con me, io avevo uno stato psicologico terribile e mi sentivo in colpa, inadatta e non sapevo che fare.
Ho avuto grande aiuto sicuramente, la cosa che mi ha però destabilizzata è stato il non avere consigli ma giudizi.
Sicuramente è stato tutto involontario, c'erano le migliori intenzioni, ma per me è stato un incubo.
Non mi dilungherò troppo ma molte delle abitudini di mia madre, a me non piacevano, molte delle sue teorie a me non risuonavano affatto e infatti, dopo un bel po', ho iniziato a ribellarmi con il risultato (ovviamente) di diventare la figlia ingrata che non apprezza.
Ci tengo molto a dire che il lato psicologico viene ancora troppo sottovalutato e viene tirato in ballo sono dopo fatti di cronaca.
Io sono arrivata spesso ad un punto di esasperazione mai toccato prima, in quel momento, è subentrato l'amore immenso per i miei bambini. Quello che provavo e provo per loro, è sempre l'ancora che mi sostiene nei momenti di difficoltà (non sono più piccini ormai, ma di situazioni rognose da gestire ne abbiamo a palate).
Ho però compreso bene quanto sottile sia quella soglia.
Quanto sia facile perdere totalmente il controllo, quanto il cervello sia talmente messo a dura prova da disconnettersi totalmente.
Sorrido in ogni circostanza in cui sento dire "a me non capiterebbe mai".
Non è naturale che una madre (anche se io allargherei a un genitore) faccia del male ai propri figli, non esistono motivazioni che possano rendere giusto farlo.
Non è naturale dimenticarsi che una madre è una donna, un essere umano, non ha superpoteri, ha limiti, debolezze, fragilità magari irrisolte, va supportata, non giudicata, additata, criticata, fatta sentire inadatta, sempre in difetto.
Se lavori sei egoista, se non lo fai soffochi il bambino e ti additano come mantenuta e oltre a questo, qualsiasi comportamento negativo del bambino (che poi anche su questo aspetto ci sarebbe da parlare per ore) viene attribuito alla madre
Il giudizio è il vero male profondo, l'incapacità di immedesimarsi o semplicemente di capire che non possiamo conoscere ogni situazione, contesto, personalità, esigenza, e che quindi non siamo giudici supremi che devono per forza esprimersi.
A volte il silenzio è il miglior aiuto, sarebbe utilissimo un sorriso sincero e una richiesta sincera tipo "come stai?" ascoltando a cuore aperto la risposta
La maternità, per me, è stata l'esperienza che mi ha fatto comprendere quanto sia deleterio, sbagliato, cattivo, inutile, esprimere giudizi e ritenersi superiori agli altri.
La cugina che mi ha detto "non hai le braccia da mamma" non sapeva che solo qualche mese prima avevo avuto un aborto spontaneo che mi ha letteralmente lacerata dentro.
La signora che mi ha fermata mentre passeggiavo con la mia bimba e si è sentita in dovere di chiedermi "quanti mesi ha?" per poi scandalizzarsi del fatto che suo nipote appena nato era grande quanto lei, ignorava che la mia bimba era nata prematura.
Chi mi ha criticata per il fatto che rispondevo alle richieste della mia bambina di stare molto tempo in braccio, chi mi ha derisa perchè al suo primo compleanno non ho trattenuto le lacrime, sono tutte persone che non avevano la minima idea di cosa volesse dire vedere tua figlia appena nata portata via dall'ambulanza in un'altra città, nella terapia intensiva neonatale, rivederla dopo giorni per nemmeno un ora al giorno, sentirti dire che non sei stata capace di nutrirla a sufficienza, che allattarla sarebbe stato un ulteriore sforzo per lei e che il solo chiederlo mi rendeva egoista....
Le persone che hanno espresso disapprovazione nel sapere che ho avuto due cesarei, non sanno nulla di come ho vissuto la situazione, che non ho scelto io e, spoiler: non è affatto indolore.
Il non conoscere un determinato contesto, non è una giustificazione. Se ci soffermassimo prima a pensare che infondo, non sappiamo nulla di quella persona o situazione e quindi è altamente probabile che esprimendo il nostro parere non richiesto, potremmo ferire qualcuno, sicuramente eviteremmo di farlo.
E questo vale per qualsiasi situazione in cui si esprimono pareri non richiesti (aspetto fisico, contesto familiare, abbigliamento, scelte di vita e quant'altro).
Ho citato solo alcune delle situazioni che ho vissuto in prima persona, non sono qui per raccontarle tutte, ma per portare l'attenzione sul fatto che, spesso, viene demonizzata la frase "non capisci perchè non sei mamma" ( frase che io non approvo assolutamente tra l'altro) ma sarebbe utile anche soffermarsi sul fatto che spesso si pecca di presunzione quando si vuole sempre insegnare agli altri .
Il punto non è essere o non essere mamma, in quanto è una situazione che si sceglie, così come il matrimonio, la carriera da intraprendere o il proprio stile di vita.
Una scelta non rende le persone migliori o peggiori di altre.
Ho deciso di portare questo argomento perchè è molto spinoso, c'è una grande spaccatura tra le donne, e viene presa poco in considerazione la psicologia di una donna.
Se ci si mette sinceramente sullo stesso piano, se non si demonizza l'una o l'altra scelta, se ci si ferma solo sulla persona che si ha davanti, con profondo rispetto per il suo vissuto (conosciuto o meno) e per il suo essere persona, ogni muro, barriera, pregiudizio, ostacolo, svanisce.
Sono sicura che ti è stato utile riflettere su questi aspetti, per me non è stato facile riaprire il vaso
di Pandora, ma sono certa che sia utile a molte e quindi ne è sicuramente valsa la pena.
Se ti va di condividere con me il tuo sentire, ti aspetto nei commenti oppure puoi scrivermi via mail se preferisci una chiacchierata più privata.
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